Cannabis nel dolore da cancro
Il dolore colpisce più del 50% dei pazienti oncologici.
Il dolore, per definizione, è una sensazione spiacevole legata a un possibile danno tissutale e, quando è correlato al cancro, diventa un processo cronico, difficile da trattare e che influisce sulla qualità della vita di questi pazienti.
I meccanismi con cui il cancro può causare dolore sono vari e vanno dalla compressione meccanica delle strutture nervose da parte del tumore, alla chemioterapia e alla radioterapia (che possono causare infiammazione e danno tissutale), fino a modelli immunologici complessi in cui si propone che le cellule tumorali secernano mediatori nocicettivi (che facilitano la trasmissione del dolore) che, in caso di metastasi, possono infiltrarsi nella pelle, nei visceri e nelle ossa, producendo sensibilizzazione e iperalgesia (abbassamento della soglia del dolore). Analogamente, è possibile la formazione di mediatori pro-infiammatori da parte delle cellule tumorali, che agiscono per aumentare la trasmissione nocicettiva e la sensazione di dolore.
Allora, in questi casi, come agisce la cannabis?
Esistono diversi modi in cui la cannabis può aiutare i pazienti oncologici che soffrono di dolore.
In primo luogo, il consumo di cannabis può contribuire a ridurre l'uso di oppioidi, che sono analgesici comuni ma presentano diversi rischi correlati, come la dipendenza e le overdose letali.
In secondo luogo, la cannabis è un ottimo analgesico. I componenti principali della pianta sono i cannabinoidi CBD, THC e CBG.
Il CBD può attivare i recettori serotoninergici 5-HTZ (i quali migliorano l’umore e diminuiscono l’attivazione), inibisce l’enzima FAAH (la quale aumenta l’azione dell’endocannabinoide anandamida) e si lega al recettore TRPA1 che regola l’infiammazione e le vie nocicettive.
Il THC è un cannabinoide psicoattivo che ha un potere analgesico dieci volte superiore a quello del CBD. Può alleviare il dolore direttamente attraverso la sua interazione con il recettore CB1 e diminuire il dolore associato all'infiammazione attraverso il recettore CB2. Inoltre, si lega ai recettori GPR18 e GPR55 che modulano la trasmissione del dolore.
Il CBG può inibire la ricattura del neurotrasmettitore GABA (il quale diminuisce l’ansia e la tensione muscolare) e si lega ai recettori TRPA1, TRPV1 e TRPV2 impiegati alla sensibilizzazione, il dolore, l’infiammazione e l’effetto antitumorale della cannabis.
Attraverso queste interazioni i cannabinoidi hanno dimostrato di alleviare il dolore al tempo che promuovono effetti tranquillanti, antidepressivi e neuroprotettivi.
In questi casi, si prescrive la somministrazione orale e sublinguale per un effetto di lunga durata, così come l’applicazione transdermica di prodotti cannabici. Dall’altra parte, l’inalazione della pianta può essere utile in pazienti con dolore cronico poiché c’è un migliore controllo delle dosi. Esiste anche la via rettale che serve generalmente ai pazienti che non tollerano la via orale.
In conclusione, la cannabis può essere un’eccellente alternativa per il sollievo dei dolori derivati dal cancro o dal suo trattamento, inoltre contribuisce a uno stato di sollievo e di benessere generale in questi pazienti.
Riferimenti:
Using Cannabis to Treat Cancer-Related Pain. Seminars in Oncology Nursing. June 2019.https://doi.org/10.1016/j.soncn.2019.04.012
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